L’educazione è un processo in continuo divenire che passa necessariamente attraverso l’alfabetizzazione e il controllo delle proprie emozioni.
A scuola gli insegnanti sono coinvolti in un duplice processo: l’educazione di se stessi e quella dei loro alunni.
Educare un bambino ad utilizzare in modo positivo le caratteristiche del proprio temperamento è di fondamentale importanza per la vita del singolo e della classe.
Un bambino particolarmente irascibile ha la necessità di capire che l’emozione che prova in determinati momenti si chiama rabbia, ha pertanto un nome, ha dei confini e può essere riconosciuta e navigata.
Non è certamente un compito facile accompagnare il bambino a riconoscere le proprie emozioni e per provarci è necessario educarCI ad acquisire nuove abilità sociali in grado di tramutare le spinte distruttive del nostro temperamento in spinte costruttive.
Nella veste di educatori/insegnanti abbiamo una grande responsabilità.
Il successo sociale dei bambini dipende in larga parte anche dalla scuola.
Ecco alcune azioni pedagogiche corrette da adottare per favorire una prima alfabetizzazione emozionale:
1. valutare nella giusta dose, senza sminuire o enfatizzare, le emozioni gradevoli e sgradevoli del bambino;
2. accettare senza critica e giudizio l’emozione vissuta dal bambino;
3. mantenere la giusta distanza empatica;
4. insegnare al bambino le parole giuste per definire l’emozione che prova.
Saper riconoscere le emozioni del bambino significa innanzitutto riconoscere le proprie, il che non è assolutamente scontato!
I bambini emotivamente allenati manifestano una capacità di concentrazione più elevata e sanno calmarsi in tempi più rapidi quando si agitano e riescono a superare con meno fatica situazioni anche particolarmente traumatiche.
Ne consegue che gli insegnanti alfabetizzati emotivamente, che piaccia o no, fanno la differenza!
Maestra col naso Ross🔴
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