- Come si risponde?
- Grazie!
- Bene, così va molto meglio.
E siamo soddisfatti perché, oltre alla matematica, all'italiano e a tutto il resto, abbiamo insegnato le "buone maniere".
Ma siamo davvero sicuri che, ancor prima dei bambini, abbiamo compreso cosa si nasconda dietro ad un "grazie"?
Il ringraziamento, almeno quello autentico, non è una buona pratica fine a se stessa, ma è la comprensione di un gesto che qualcuno compie, con particolare cura, verso qualcun altro.
Il ringraziamento autentico nasce dalla gratitudine.
Ma si può educare alla gratitudine? La risposta a questo interrogativo è assolutamente positiva.
Come? Sviluppando la capacità di trasformare un gesto di facciata in qualcosa di sentitamente profondo.
Il bambino deve essere messo nella condizione di riflettere sul gesto, sul dono, sulla parola che ha ricevuto cogliendo il legame tra chi dona e chi riceve:
- Hai notato che Luca ti ha prestato la sua gomma?
- Pensi sia stato un gesto gentile?
- Come ti sei sentito?
- Cosa vorresti fare per esprimere l'emozione che provi?
Messa su questo piano la gratitudine viene "navigata" dai bambini e ognuno di loro si sentirà libero di reagire in modo differente
: alcuni diranno "grazie" (cogliendone il senso profondo), altri sorrideranno, altri ancora abbracceranno e poi ci saranno quelli che non faranno e non diranno nulla.
Ma anche il "fare/dire nulla" è una reazione che in qualche modo centra l'obiettivo che resta quello di riflettere sulle proprie emozioni.
Se interiorizzata ed allenata, la gratitudine aiuta grandi e bambini a stabilire relazioni sociali autentiche e ad apprezzare tutte le sfumature della vita, anche quando ci sembra dipinta a tinta unita.
Maestra col naso Ross🔴
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