La risata è un'attività che per sua natura chiama in causa meccanismi fisiologici, cognitivi, emozionali, relazionali e pedagogici.
Per tutti questi suoi aspetti la risata, insieme all'umorismo, può essere un valido strumento per una nuova modalità di fare e di essere scuola.
La risata a scuola è sempre stata vissuta come azione pericolosa e mal tollerata, un'azione clandestina che censura un comportamento innato dell'essere umano.
Ma ridere è un'esigenza irrinunciabile per tutti, soprattutto per i bambini che nella risata, nel gioco e nel divertimento trovano i canali privilegiati per stabilire relazioni spontanee.
Controllare e censurare, talvolta anche in maniera abbastanza rigida, questo comportamento, comporta effetti indesiderati non solo sul piano cognitivo, più prossimo alla sfera dell'apprendimento, ma anche su quello emotivo-relazionale.
La censura, infatti, finisce con l'esasperare l'aspetto negativo di un comportamento che di per sè è positivamente naturale.
La risata allora diviene derisione, riso sanzionatorio e cinico.
Se invece accolta e sapientemente guidata, la risata, diventa la chiave dell'accoglienza, lo strumento che facilita le relazioni, la metodologia per elaborare il disagio e la capacità di sdrammatizzare eventi problematici.
Considerare la risata come strumento pedagogico permette all'insegnante di stabilire relazioni empatiche, permette di stimolare la creatività dei bambini (ma anche dei ragazzi) e di accrescere la motivazione ad apprendere non più in vista esclusivamente dell'interrogazione.
Ridere aiuta l'insegnante a riconoscere le emozioni dei bambini e a prendere atto del livello energetico di tutta la classe, delle proprie emozioni e della modalità con cui poterle gestire.
Maestra col naso Ross🔴
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